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Le strampalate teorie del presidente meteorologo

Domenica 30 gennaio 2005, l'amministratore delegato del Milan, al secolo Adriano Galliani, intervenendo davanti alle telecamere della RAI al termine della partita dei rossoneri, è stato naturalmente interpellato anche nella sua veste di Presidente della Lega.
Inevitabile, quindi, sentirsi rivolgere una domanda riguardante l'opportunità di disputare un turno infrasettimanale il successivo 2 febbraio, in piena stagione invernale, costringendo tutte le 20 squadre del campionato a scendere in campo nel gelo delle ore serali, piuttosto che nel più tiepido primo pomeriggio, essendo quest'ultima fascia oraria preclusa, per ovvi motivi, in un giorno feriale.
Stringendosi nelle spalle, Adriano Galliani ha seraficamente risposto "non credo assolutamente ci sia tutta quest'escursione termica tra le ore 15.00 e le ore 20.30", facendoci capire di aver evidentemente imparato l'arte del tuttofare dal suo illustre principale (il Presidente del Consiglio imprenditore-operaio-cantante-allenatore-soldato-eccetera) e di aver quindi prontamente e scioltamente indossato le vesti di Presidente di Lega meteorologo (o climatologo, fate voi), propinandoci però una teoria decisamente contraria all'esperienza comune, oltre che ai più elementari principi della termodinamica atmosferica.
Trascorso il turno infrasettimanale in questione, non è difficile sottoporre a verifica oggettiva l'affermazione rilasciata con tanta spavalderia scientifica dal più celebre clone dello zio Fester: la tabella qui sotto mostra appunto le temperature misurate mercoledì 2 febbraio, rispettivamente nelle fasce orarie 15.00/16.45 e 20.30/22.15, nelle 18 città italiane in cui - nella stagione in corso - si disputano le gare di serie A.
Come si può vedere, se il primo pomeriggio ha garantito quasi ovunque un clima che d'inverno si può definire sicuramente accettabile per non dire gradevole (temperature mediamente intorno ai 9/11°C con punte di 12/13°C, l'unica eccezione più fredda è stata proprio Lecce, campo dov'era di scena la Roma e dove la massima diurna non ha superato i 7°C), nelle ore immediatamente successive al tramonto - non occorre una laurea in fisica dell'atmosfera per capirne il motivo - la colonnina di mercurio è calata repentinamente di diversi gradi, facendo registrare valori che, all'inizio delle partite, sulla maggioranza dei campi erano già scesi intorno a 1/4 gradi, per poi diminuire ulteriormente al momento del triplice fischio finale, verso valori ancor più prossimi a 0°C, in un paio di casi anche col segno negativo.
Gli unici casi in cui il calo termico della giornata è risultato meno pronunciato sono quello della città di Genova (di cui è peraltro noto il clima mitigato dal mare e dalla posizione, ma dove mercoledì non si è neanche giocato), e soprattutto quelli riguardanti le città della Sicilia e della Calabria (campi di Reggio, Palermo e Messina, ma il calendario della giornata ha visto come scenario di gara solo l'ultimo dei tre), dove una persistente e compatta copertura nuvolosa ha mantenuto esigua l'escursione termica, inibendo tanto il riscaldamento diurno quanto il raffreddamento notturno e quindi livellando le temperature delle varie fasce orarie.
Insomma, per le prossime occasioni in cui il circo del calcio italiano dovesse riservarci turni interamente disputati nelle rigide serate invernali, l'unica speranza per rendere valida la teoria del meteo-presidente sarà quella di assicurare un adeguato tetto di nuvole sopra tutti gli stadi della serie A, una sorta di copertina naturale che riduca la dispersione del calore nelle ore a ridosso delle partite, sperando però contestualmente che si tratti di nubi non portatrici di piogge o nevicate: confidiamo che il nostro Presidente di Lega, magari avvalendosi dei buoni uffici del celebre "Unto dal Signore", riesca a garantirci anche questo miracolo italiano.

f.t.





Grazie di cuore agli amici di corederoma per aver pubblicato questo articolo :-)


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