Origini del verso libero:

G. Khan

(1859 – 1936)

 

Ormai, quasi per convenzione condivisa, l’origine del verso libero viene fatta risalire a Gustave Khan (1859 – 1936), poeta simbolista francese che si trova in prima linea, nel 1886, al momento dell’affermarsi a Parigi del simbolismo dopo la pubblicazione sul Figaro del famoso manifesto di Jean Moreàs (18 settembre 1886). Egli diviene subito uno dei più fervidi paladini della nuova tendenza pubblicando in quello stesso anno, con la collaborazione di J. Moreàs e di P. Adam, il giornale letterario Le Simboliste e la sua raccolta di poemi Les Palais Nomades, sollevando numerose polemiche tra sostenitori e detrattore del nuovo corso della poesia e della nuova figura di poeta che, come afferma il suo biografo Fénéon, "è libero da ogni tradizione e manifesta senza preamboli e senza alterazioni inconsuete maniere di vedere e di sentire".

Khan, più che come grande poeta (fu anche romanziere e commediografo) è riconosciuto come un teorico del simbolismo ed ha contrassegnato l’apporto teorico conl’innovazione metrica del verso libero, illustrata nella prefazione ai Premiers poèmes (1897). Se non l’inventore vero e proprio forse è però lui che ha fissato i principi e il metodo del novo mezzo espressivo, adoperandolo abbondantemente in modo personale.

Nel 1891 egli promuove sull’Echo de Paris fa famosa Enquête sur l’évolution litterairie affermando come sua posizione che: "il verso libero, in luogo d’essere, come l’antico verso, righe di prosa spezzate da rime regolari, deve esistere di per se stesso mediante l’allitterazione di vocali e di consonanti. La strofa è creata dal suo primo verso, il più importante della sua evoluzione verbale. L’evoluzione della idea generatrice della strofa crea il poema particolare o capitolo in versi di un poema in versi." E’ questa, in sintesi, la dottrina di Khan, che si ispira palesemente al concetto fondamentale che del veso libero aveva il "principe dei poeti simbolisti" S. Mallarmé: "le vers est partout dans la langue où il y a rythme". Questo verso è divenuto il modo di espressione definitiva della poesia simbolista.

Con il ruolo di codificatore polemico che gli è riconosciuto, Khan ha contribuito a caratterizzare un intero clima letterario europeo. F. T. Marinetti lo designa espressamente ocme suo precursone e ne ebbe riconoscimenti ufficiali per le sue prime opere francesi, La conquête des étoiles (1902), La ville Charnelle I1908). Khan stimola, inoltre, Marinetti a quelle novità di eversione e di rinnovamento globale della forma che prendono il via, prima ancora dell’uscita dei Manifesti, della fondazione a Milano della rivista "Poesia" (1905), che pubblicherà presto un’inchiesta molto partecipata sull’impiego del verso libero nella poesia italiana. Forse, però, come nella musica e nelle arti figurative dovrebbe valere il principio "longhiano" che le innovazioni decisive muovono sempre dall’impulso delle personalità di fortissimo rilievo, così dovremmo rivolgere lo sguardo, seguendo una preziosa indicazione continiana, alle alle Illuminations, nella parti in versi, di A. Rimbaud (pubbl. nel 1886 a cura di P. Verlaine ) e lì trovare il vero e proprio atto di nascita del verso libero, o a Un coup de dès di S. Mallarmé (pubbl. nel 1897 sulla rivista "Cosmopolis") nei suoi esiti definitivi dal punto di vista estetico oltre che organizzativo del linguaggio.

Appare chiaro che con le poetiche di queste due opere il verso libero non solo si conferma come nuova forma espressiva per la lingua poetica ma che ne diventa lo strumento caratterizzante.

 

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